domenica 6 gennaio 2013

ASTENSIONISMO E GRILLO: DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA











Tra i tanti sospiri di rassegnazione e le numerose invettive alla classe politica attuale, spicca fortunatamente la voce di chi non si rassegna all’ordine costituito e, malgrado le tante nefandezze in cui l’Italia sta lentamente sprofondando, parla senza esitazione di un grande strumento in mano agli italiani: il voto.
L’opinione di Valerio Grazioso: spunti riflessivi di un Libero Sognatore
di Valerio Grazioso
Come ormai tutti sapranno il 24 febbraio p.v. si terranno le elezioni politiche per decidere chi dovrà guidare quella che Dante avrebbe definito una “nave sanza nocchiero in gran tempesta” per il prossimo quinquennio, sempre che il Governo duri effettivamente i cinque anni previsti.
Quasi sicuramente il grande dilemma degli italiani in questi giorni è chi votare. Le forze in campo sono numerose: dal PD di Bersani al PDL di Berlusconi, passando per il polo centrista di Fini e Casini e la nuova lista del Prof. Mario Monti. Ma importanti saranno anche le condizioni in cui questa votazione si svolgerà.
Negli ultimi 5 anni in effetti la nostra politica ha dovuto affrontare non poche situazioni imbarazzanti, come l’amnesia del Ministro Scajola su chi gli abbia acquistato casa, i gossip a luci rosse del Presidente Berlusconi, la corruzione dei vari Consigli Regionali di ogni schieramento e quant’altro, e tutto questo ha concorso a provocare un forte disamore degli italiani per la politica, vista come un qualcosa a loro estraneo, che crea privilegi per pochi e non diritti per tutti.
Ciò ha comportato di conseguenza lo svilupparsi di due fenomeni, diversi tra loro, ma che rappresentano due facce della stessa medaglia: il disamore appunto per la politica, con relativo astensionismo, e il successo sempre maggiore di movimenti populisti come quello di Beppe Grillo.
ASTENSIONISMO
Come recita l’art.1 della nostra Costituzione “la sovranità appartiene al popolo”, ma purtroppo a questa tornata elettorale c’è il serio pericolo che gli italiani rinuncino ad esercitare questo “potere”, forse come gesto di protesta, ma principalmente perché convinti che il loro voto non serva a niente, che qualunque politico salga al potere lavori solo per tornaconto personale.
E a tal proposito mi sovvengono le parole di Mark Twain quando afferma che “se votare facesse qualche differenza, non ce lo farebbero fare”.
Questa eventualità è da scongiurarsi a tutti i costi, e gli italiani devono andare a votare i loro rappresentanti non tanto per una sorta di regola imposta dall’alto, ma piuttosto per il fatto che la politica, come ha affermato Roberto Benigni durante il suo ultimo spettacolo televisivo, “va amata”, deve essere una delle principali attività esercitata dal cittadino per concorrere davvero al progresso della società.

BEPPE GRILLO, L’UOMO NUOVO
Solo in Italia può accadere che un comico diventi un “politico” (nonostante non si definisca tale), capace però di acquisire consensi ovunque, come testimoniato dal 18% raccolto dal suo movimento alla ultime elezione in Sicilia. Egli è il secondo aspetto, assieme all’astensionismo, che mostra come gli italiani si siano disamorati delle politica; piuttosto che continuare a vedere i soliti volti noti, si preferisce ascoltare un “homo novus” che, con parole forti, promette di sistemare ogni cosa nel Paese, cominciando col mandare a casa i politici che da anni stanno al potere.
Senza aver nulla contro Grillo in quanto persona, credo che egli non rappresenti la soluzione migliore ai tanti problemi del nostro paese, con la sua politica basata su toni sopra le righe e parolacce a destra e a manca. Inoltre non ritengo che abbiano giocato a suo favore le espulsioni dal Movimento Cinque Stelle all’indirizzo di coloro che non si attenevano ai paletti da lui imposti. Egli si limita a cavalcare il malcontento generato da una gestione del Paese portata avanti da un classe politica alquanto parassitaria: ma è davvero lui la soluzione ai nostri problemi?
Con questo articolo non mi sono proposto di esaltare o condannare nessuno in particolare, ma solo di mettere in luce le mutate condizioni in cui si svolgerà questa votazione. In quanto Liberi Sognatori, noi sogniamo che il 24 e 25 Febbraio gli italiani vadano a votare con entusiasmo, che vinca un politico che sappia “inforcar li arcioni di questa cavalla ch’è fatta indomita e selvaggia” e la possa far tornare allo splendore che merita. Sognare, del resto, non costa niente.

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