sabato 5 ottobre 2013

Commento di Alberto Larese De Tetto

Non riuscendo a pubblicare integralmente il commento di Alberto, commento al post Consiglio Comunale" ed al mio successivo intervento, proseguo qui la discussione... Ovviamente aperta a tutte le opinioni e commenti (firmati..).


A me sembra, caro Andreas, che con questa riforma pensata per i comuni di pianura ci perderemo tutti (noi Auronzani sicuramente, gli altri non so). Ma come si fa ad applicare una riforma basata sul numero degli abitanti in un territorio come quello bellunese, in cui la densità di popolazione è di 58 abitanti/kmq??? È ovvio che per superare l'ambita barriera dei 5000 o sei Cortina e scappi a gambe levate, oppure ti rassegni ad unirti ai comuni vicini in fantomatiche Unioni dall'estensione territoriale pazzesca (evidentemente non bastavano i 220 kmq di Auronzo, quarto comune nel Veneto per estensione). Inoltre noi abbiamo le montagne, la pianura no, noi non possiamo scegliere liberamente i comuni con cui unirci tra quelli confinanti a seconda dell'affinità (ad esempio San Vito) ma siamo obbligati dall'andamento delle valli e delle strade, e le strade ci portano in Centro Cadore, con tutto rispetto per loro.

Abbiamo scelta? No, dobbiamo solo decidere di che morte morire ognuna con i suoi pro ed i suoi contro: la Maggioranza pensa che sarebbe meglio partecipare "appieno", quindi calare le braghe fin da subito, ma col vantaggio di poter partecipare attivamente alla costituzione dei servizi e con la possibilità di avere un assessore o addirittura un presidente Auronzano in questa Unione; la Minoranza invece vorrebbe mantenere il più possibile lo status quo rinunciando però a qualsiasi ruolo decisionale all'interno dell'Unione ed unendo solo i servizi meno importanti.

C'è inoltre da contare la voce di corridoio secondo cui nei prossimi anni sarà reso obbligatorio unire tutti i servizi e non più soltanto alcuni, e leggendo la situazione in base a questa variabile si può notare come la posizione della Maggioranza sia in realtà molto più prudente di quella della Minoranza, la quale, piuttosto che unirsi col Centro Cadore, preferirebbe andare da sola correndo però il rischio di ritrovarsi al tavolo dell'Unione come l'ultima arrivata, con tutti i servizi in mano agli altri e senza possibilità di dire né "se" né "ma" (e dopo sì… altro che il babbo di Eva Klotz). Sull'argomento, durante l'ultimo Consiglio la Pais Becher si è premurata di smentire qualsiasi cambio di rotta nella riforma con un sicuro "Non è vero che la scelta sarà resa obbligatoria tra 1-2-3 anni": mi auguro che abbia ragione, sul serio, tuttavia vorrei comunicasse a tutti noi da dove viene tutta questa certezza, dal momento che in italia le leggi cambiano più velocemente che il tempo in montagna.

Mi sono infine dimenticato della "frangia fusionistica" che preferirebbe fondere il comune di Auronzo con alcuni comuni circostanti (tipo l'OltrePiave e Lozzo): sicuramente l'ipotesi più affascinante tra quelle possibili nel quadro normativo della riforma, la quale permetterebbe di mantenere la centralità del municipio di Auronzo in un territorio dalle enormi potenzialità turistiche. C'è da dire però che anche questa soluzione presenta due problemi e non di poco conto: il primo è sempre la vastità del territorio da gestire che andrebbe da Casera Razzo fino al Ponte della Marogna, 60 km su strada di puro divertimento amministrativo; secondo, il fatto che con la fusione i rispettivi bilanci dei comuni fusi andrebbero uniti in un unico calderone (questa volta per davvero) e bisognerebbe convincere gli Auronzani a rinunciare a parte delle loro ricchezze (anche in questo caso il babbo di Eva Klotz non ce lo toglie nessuno).

La situazione è perciò molto simile a chi entra in un casinò (anche senza accento) col destino in mano al caso/caos più totale: abbiamo una Maggioranza con la patata bollente tra le mani, conscia che qualsiasi cosa farà nel 99% dei casi ci perderà la faccia (è matematico, Auronzo nell'Unione ci perde sempre e comunque e basterà un piccolo disservizio per gridare alla rivolta), una Minoranza che rivendica il sacrosanto diritto di mantenerci indipendenti dalle altre vallate proponendo però una Unione in versione ridotta e ad alto rischio (altro che "No all'Unione"); infine la "frangia fusionistica" che in pratica non ha rappresentanza all'interno del Consiglio Comunale (non so neanche se oramai ci sono i tempi tecnici per una fusione).

Lo so Andreas, non sono stato costruttivo, ho detto che tutti hanno torto e che ci perderemo comunque, ma non ne faccio colpa a nessuno, siamo tutti sulla stessa barca. Invece, approfitto di questo spazio per ringraziare pubblicamente la Regione Veneto per averci calato dall'alto questa riforma "da pianura" (o anche "da paura") mettendoci in questa situazione penosa, ma anche per continuare a valutare il territorio bellunese solo in base al numero degli abitanti (leggi "votanti") e non in base a ciò che ci sta dentro, per smantellare giorno dopo giorno la nostra sanità e la nostra ferrovia, per fare i taccagni per quattro spiccioli che ci danno per mantenere le strade che fanno sempre schifo, per averci promesso l'autonomia nello statuto regionale e per non averla mai applicata, per concederci solo 3 consiglieri bellunesi in un consiglio regionale da 60 elementi, per aver tentato per 50 anni di distruggere il nostro territorio con la Venezia-Monaco che serviva solo a loro ed ai loro imprenditori, quando invece con gli stessi soldi avrebbero potuto costruire ciò che il territorio gli chiedeva, dalle piccole tangenziali alla diffusione della ferrovia come trasporto pubblico e turistico, per cercare in continuazione di risolvere la crisi industriale della bassa sulla pelle di noi montanari, ora addirittura con un inceneritore a due passi dalle zone Unesco, questo sì che è turismo!

Mi fermo qui, poi il sangue diventa troppo amaro. Solo una cosa: il Cadore non è Veneto. I nostri antenati lo sapevano bene e noi ce ne siamo dimenticati.

Quanto mi piacerebbe vedere Maggioranza, Minoranza e tutto il paese andare tutti assieme giù a Venezia a manifestare sotto Palazzo Ferro Fini. Quanto sarebbe bello.

Alberto Larese De Tetto


 



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