venerdì 31 maggio 2013

Affonda la barca, alle scialuppe!!!

Credo sia difficile non condividere il pensiero di Paolo Bampo, riportato due post fa. 

Tutti siamo oramai consapevoli che la nave Italia affonderà. e presto.
Possono raccontarci che va meglio, ma è solo per tenerci buoni.
Bisogna pensare cosa fare di noi.
Credo che sia il caso di confrontarci seriamente non solo sulle avvenenze di questa o quella soluzione, ma sulle possibilitá che queste abbiano attuazione.
Proviamo a mettere sul piatto alcune ipotesi, aprendo la discussione ai sostenitori o ai denigratori di ognuna di queste tesi. Siamo qui per questo.

Partiamo dal basso: il passaggio di Auronzo e di altri i comuni cadorini ad altre province, a statuto speciale: l'iter infinito di Lamon & co. Sono la chiara dimostrazione che tali concessioni non ci saranno. Passare in un altra regione italiana sarebbe comunque come farsi dare una cabina con oblò quando la nave affonda ed esserne felici. Inoltre ci accoglierebbero come... Immigrati clandestini! (Oddio... In Italia Stanno meglio quelli dei nostri pensionati, sicuramente.  Ma questo è un altro argomento...). 

Altra strada: La provincia intera con il Sud-Tirolo e il Trentino nella regione Dolomitica: Oltre ad alterare i patti di Gruber - De Gasperi, con il rischio di far perdere certe agevolazioni agli amici di lingua tedesca (e da qui la chiara opposizione di Durnwalder) questo opzione, dicevamo, è soggetta all'avallo da parte dei politici (messi lì dai partiti nazionali) della Regione del Veneto e dello Stato italico. 
Per quanto "naturale" possa sembrare una regione dolomitica, se non alpina, con caratteristiche morfologiche simili, questa stravolgerebbe i delicati equilibri economici che premiano l'uno rispetto all'altro.

Siamo seri. una qualsiasi soluzione che preveda l'approvazione del parlamento italiano, non è praticabile. Ma credete davvero che lascerebbero dividere a cuor leggero il loro "regno ", perdendo un pezzo alla volta? Credete che la richiesta di autonomia, di federalismo, dei comuni di confine, delle province e delle regioni del nord, sia concessa da parte degli altri 8091 comuni, da parte delle altre 110 province, da parte delle altre 19 regioni?

Abbiamo solo una possibilità: trovare una strada che non possa essere ostruita dall'Italia Che non debba sottostare all'altrui approvazione:  Si chiama autodeterminazione.

Ma chi può ambire a ciò? Solo un popolo.
Nela "Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa" (CSCE) nell'Atto Finale di Helsinki del 1975, si afferma il diritto per tutti i popoli di stabilire in piena libertà, quando e come lo desiderano, il loro regime politico senza ingerenza esterna e di perseguire come desiderano il loro sviluppo economico, sociale e culturale. Il contenuto del principio di autodeterminazione dei popoli consiste in obblighi per gli Stati della Comunità internazionale di non impedire o anche intralciare l'autodeterminazione dei popoli, intesa come libertà degli stessi di autodeterminare il proprio assetto costituzionale.

Ad oggi (e per lungo tempo credo), riconosciuti come popoli, nel territorio italico, ce ne sono solo tre: il popolo italiano, il popolo sardo ed il popolo Veneto.

Sissignori, abbiamo questa fortuna. Abbiamo la fortuna che se il governo di questa regione, andando contro gli interessi dei partiti romanocentrici che gli hanno preparato la poltrona ma a favore dei cittadini che col voto quella poltrona gliel'hanno data, se il governatore Zaia, in un impeto d'onestà politica e d'orgoglio decidesse d'indire il referendum consultivo per la secessione, a quel punto la strada per la rinascita sarebbe spianata. 
Questo sarà l'argomento principe dei miei prossimi post, che prenderanno spunto dalle ragioni, dagli appelli che vengono quotidianamente lanciati in rete dal Veneto. 

Cadore libero in Veneto libero.



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