mercoledì 24 ottobre 2012

Luca de Carlo, sindaco di Calalzo, ha pubblicato un'idea che  condividiamo da tempo, e che qui riporto nella sua versione, la mia la trovate qualche post addietro...


mercoledì 24 ottobre 2012

COMUNI PIU' GRANDI CADORE PIU' FORTE. LA MIA VISIONE

Pubblico l'articolo uscito oggi sul Gazzettino di Belluno, che dà il mio punto di vista sulla questione dell'accorpamento dei Comuni del Cadore. Per leggerlo dall'immagine, cliccare sulla foto che si visualizzerà ingrandita.
Dimezzare i comuni. Da 22 a poco più di una decina. Ovvero la nuova geografia del Cadore. Magie rese possibili dall'accorpamento. Mentre rischiano di evaporare i confini della Provincia di Belluno e l'accorpamento con Treviso è lo spauracchio di tanti bellunesi, un altro tipo di accorpamento stuzzica le idee del Cadore. Unione di comuni che si traduce in unità del Cadore. La ricetta di Luca De Carlo, sindaco di Calalzo. «Una riorganizzazione è necessaria - afferma il sindaco -. La mala gestione di uno Stato che mangia molto di più di quanto produce rappresenta una cambiale piombata sulle nostre teste. Abbiamo il dovere di effettuare scelte importanti, che vadano nella direzione di uno Stato più snello, che sappia intercettare i bisogni della gente». Come? Partendo dalle strutture. «Dobbiamo cominciare dal basso - continua De Carlo -. La riorganizzazione deve partire dalle amministrazioni comunali, accorpando comuni omogenei e rendendo più efficienti i servizi. E poi dando vita a macroaree». 
Un esempio? «In Centro Cadore dobbiamo passare a tre soli comuni. Calalzo insieme a Domegge e Lozzo. Pieve con i comuni che gravitano attorno e lo stesso per Auronzo. E poi, con la nuova definizione della geografia amministrativa, avremo una macroarea che corrisponde all'unione delle Comunità Montane, da Sappada a Cortina, con Cortina valore aggiunto, molto più utile di una Provincia bellunocentrica». 
De Carlo non ha mai fatto mistero delle sue idee riguardo l'inutilità di Palazzo Piloni. Ma quali potrebbero essere i vantaggi della macroarea cadorina? 
«Senza dubbio emergerebbe un'area forte, con un peso politico decisamente diverso e una classe dirigente più selezionata». Effetto benefico del passaggio preliminare: l'unificazione dei comuni. «Un accorpamento fa sì che ci siano pochi interlocutori e che emergano le capacità dei singoli. Ora, con tanti piccoli comuni, prolificano le sedie da occupare. Dobbiamo spostare il discorso dalla quantità alla qualità, riducendo i consigli comunali. L'unione dei comuni rappresenta un'ottima scrematura delle capacità. Ma non solo: i benefici vanno nella direzione dell'efficienza e dei servizi al cittadino, e questo deve essere l'obiettivo primario. Ci sono poche risorse? Meglio concentrarle su programmi strategici di area vasta». 
Forse però i tempi non sono ancora maturi. «Il primo passo, imposto per legge, è consorziare i servizi. Ma entro due o tre anni credo si possa passare all'accorpamento vero e proprio. Molti colleghi sono perplessi, legati ad un campanilismo chiuso. Ma non bisogna aver paura di cambiare».

3 commenti:

  1. Scrivevo il 14 settembre 2012:
    .... Come diceva una canzone di Califano: "tutto il resto è noia", salvo l'approvazione, NON all'unanimità, del sostegno alla protesta contro l'abolizione della provincia: Antoniol (giustamente, a mio parere) sostiene che se si deve tagliare da qualche parte bisogna pur cominciare, e perché non dalla Provincia? Perché non farlo da un ente che nulla o quasi ha portato ad Auronzo, come potrebbe testimoniare il sindaco Larese che, in provincia, ha ricoperto tutti i ruoli tranne quello di presidente, facendo addirittura ricorso contro il Comune e la volontà regionale del Piano particolareggiato, avocando a se il diritto di esprimersi sull'urbanistica (l'ennesimo "controllo", come non ne avessimo abbastanza)?

    Le competenze di quest'ente ritornerebbero in parte a Venezia che s'è dimostrata molto più attenta alle nostre esigenze di quanto non abbia fatto Belluno, con cui in realtà ben poco abbiamo da spartire, ed altre verranno assegnate ai comuni e alle associazioni di questi che la legge chiede che nascano, non più con rappresentanti eletti, ma con un consiglio composto dai sindaci dei paesi aggregati.
    Le battaglie di alcuni primi cittadini vanno in questa direzione, chiedendo più unità, maggiore comunione d'intenti alle terre alte.
    Il Cadore deve tornare ad essere una realtà socio-politica a se stante, realizzando l'unione dei comuni affini, riducendone il numero a 4 o 5, rafforzando poi l'importanza della Magnifica Comunità del Cadore in cui tutti convergeranno.

    Ho provato, navigando con la fantasia ed i numeri ufficiali, ad immaginare un nuovo assetto territoriale: potrebbero nascere i comuni di.

    - Comune "Cadore di Lavaredo", 6150 abitanti e una superficie di 327km quadrati, originato dall'unione di Auronzo, con i suoi 3500 abitanti e i 220 kmq, Vigo, 1550 abitanti e 70 kmq, Lorenzago con 580 cittadini e 28 kmq, Danta (518 residenti in 8 kmq), un territorio che andrebbe dal Friuli all'Alto Adige, diventando la terra delle Tre Cime, dei Tre Laghi, dei tre Papi.

    - Comune "Cadore Centrale", 10.380 abitanti e 190 kmq, con Pieve (4.000 abitanti e 66 kmq) Domegge (2600, 50kmq) Lozzo (1530, 30 kmq) Calalzo (2250 e 43 kmq)


    - Comune "Cadore d'Oltrechiusa" con Borca, San Vito, Vodo, Valle e Cibiana


    - Comune del Comelico con S.Stefano, San Nicolò, San Pietro, Comelico Superiore, Padola.

    Cortina e Sappada se ne andranno dal Veneto.

    Questa è solo un passatempo, un idea forse strampalata per rendere più funzionale la nostra amministrazione, per meglio tutelare la nostra terra. Qual'è la vostra idea?

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  2. purtroppo in queste terre c'è troppo campanilismo e secondo me non ci si metterà mai d'accordo!belle idee ma... rimarrano tali.

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  3. Felice di leggerti, Balladore.
    La tua vena pessimistica non trova la mia condivisione: credo che i tempi siano, debbano essere maturi per l'accorpamento delle municipalità.
    Fammi spiegare il concetto.
    In questa fase dI riformismo, di legalismo (si dice così...) di caccia all'evasore ed al risparmio forzato, dove il popolo, su "invito" dei mass-media, é nominato attore, giudice e boia ( ma in realtá è solo suicida), dove la condanna del politico é intrinseca al suo ruolo, che guadagni 10 o 10.000 euro al mese, che sia o non sia un ladro, dove la manovra centralizzante della nomenclatura passa attraverso lo sputtanamento del federalismo, delle amministrazioni periferiche, comuni, province e regioni, con l'unico fine di salvare la Casta, in questa fase, dicevo, quasi convinti da Roma a rinunciare a tutti i centri aggreganti che faticosamente ci eravamo riservati, l'unica arma che abbiamo, l'unica nostra forza é l'unione.
    La manifestazione a favore della provincia é stata altresì la testimonianza che siamo capaci di entusiasmarci per difendere l'autonomia governativa, un'identità montana spesso bistrattata.
    Sono convinto che dell'ente provincia alla stragrande maggioranza dei manifestanti non interessi proprio un bel niente.
    Sono convinto che il problema sia l'essere... Venduti ad un nuovo "parón", e questo ci sarebbe stato, anche se in misura minore, con i ricchi "Herren" altoatesini.
    Ma alla fine rimarrà la provincia di Belluno. Rimarrá totalmente svuotata di risorse e competenze. Rimarrá la BL sulle targhe, un presidente buono per le inaugurazioni, qualche burocrate che non sapendo cos'altro fare si sentirá in dovere di cavillare le iniziative dei Comuni.
    Almeno non avremo un altro edificio vuoto.
    Ma torniamo all'unione dei municipi.
    Le ragioni le abbiamo già accennate, sia io che il tuo omonimo sindaco Calaltino. Ne aggiungiamo una? L'obbligatorietà dei servizi in comunione può essere conflittuale nel caso di più amministrazioni, votate a privilegiare il proprio paesello, lo abbiamo visto nelle Comunitá Montane, ad esempio. Se invece il tetto é unico, le acredini sono minori.
    Il Centro Cadore, con Calalzo, Domegge e Lozzo ha tre sindaci validi, capaci, lungimiranti, che saranno i primi a muoversi in tale direzione.
    Basterá metterli attorno ad una tavola, magari imbandita, magari in terra neutrale, perché valutino come e quando promuovere la cosa.
    Metto a disposizione i tavoli della mia Locanda....









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